Quando avevo circa vent’anni c’era un ragazzo che mi piaceva molto. Lo conoscevo appena, ma lo incontravo spesso in treno. Io andavo all’università di Lingue, lui invece studiava in un’altra facoltà.
Quando mi vedeva, veniva sempre a sedersi vicino a me e chiacchieravamo fino al ritorno a casa. Ammetto che passavo parecchio tempo a fantasticarci su. Era alto, carino, simpatico, e poi era sempre gentile con me. Non so perché, visto che era amico di alcune ragazze che si divertivano a prendermi in giro. Ma lui no. Non rideva nemmeno alle loro battute.
Una volta mi capitò di incontrarlo al supermercato: ero con mia madre e lui mi venne vicino per salutarmi e scambiare due parole. Quando se ne andò mia madre mi rivolse uno sguardo intenditore e mi disse: “Però, che bel sorriso”, facendomi l’occhiolino. Arrossii imbarazzata. Non c’era nulla, assolutamente nulla, ci vedevamo solo per caso, e nessuno di noi due si era mai azzardato a proporre qualcosa di più, anche se quegli incontri fortuiti sembravano piacevoli per entrambi: io ero sempre contenta quando lo incontravo, e non si poteva non notare che anche a lui si illuminava lo sguardo quando mi vedeva.
Un giorno, il caso mescolò le carte. Una ragazza piccolina e coi capelli lunghi si era avvicinata al mio bancone, attratta da ciò che poteva scegliere, quand’ecco che lui arrivò e vedendomi lì, iniziò ad agitarsi, visibilmente imbarazzato. Lei iniziò a parlarmi tranquilla, probabilmente ignara del fatto che spesso io e lui ci incontravamo, e io le rispondevo con tutto il garbo possibile, incuriosita e quasi divertita nel vedere lui così in difficoltà. Lui nel mentre arrossì, impallidì, girò gli occhi in tutti i punti possibili, dopodiché, cercando di fare appello a tutto il suo autocontrollo, disse alla ragazza, che nel frattempo continuava a parlarmi allegramente, che dovevano andare. Lei mi salutò sorridendo, io ricambiai e augurai loro un buon proseguimento.
Prima che scomparvero del tutto dalla mia vista, lui si voltò di nuovo verso di me. Alzai lo sguardo, e notai che, mentre la sua ragazza si era fermata a vedere uno stand, lui mi fissava pensoso, forse sorpreso dal fatto che non l’avessi tradito, o forse chiedendosi come mai non l’avessi fatto.. stava fermo lì a guardarmi, serio. Ricambiai il suo sguardo per un momento, poi lo riabbassai cercando qualcosa da sistemare, e feci un respiro profondo.
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