“Con l’anima dell’uomo, succede come con l’acqua:
viene dal cielo e al cielo risale, per tornare alla terra, in eterna alternanza.“
Ho iniziato a leggere (e ho anche quasi già finito) il libro di Brian Weiss intitolato “Molte vite, un solo amore“. Brian Weiss, per chi non lo conoscesse, è uno psicoterapeuta statunitense, che ha svolto importanti ricerche sulle nostre reincarnazioni, attraverso l’uso dell’ipnosi regressiva, arrivando quindi alla conclusione che l’anima è immortale.
Il tema delle vite passate non è visto da tutti allo stesso modo: per quanto mi riguarda, il mio percorso spirituale mi ha portata a comprendere e ad integrare l’idea di aver già vissuto prima e di poter vivere ancora in futuro. In realtà, devo ammettere di aver sempre avuto la sensazione di venire da un altro posto, di essere un’altra persona, e specialmente quand’ero piccola questa cosa la sentivo molto intensamente. Non ho dei flashback di quello che è stato, ma vivo delle sensazioni particolari e spesso so delle cose che in realtà non avrei modo di sapere.. Questa in realtà si chiama chiaroconoscenza, ma credo che, oltre a derivare dagli spiriti, possa derivare anche da informazioni acquisite in esperienze precedenti.
Spesso anche la nostra memoria cellulare è influenzata dalle esperienze dell’anima: se ad esempio in una vita passata siamo morti soffocati o annegati, in questa esistenza potremmo riscontrare problemi alla gola, o respiratori, con annessa fobia dell’acqua. Se invece siamo morti trafitti da un pugnale, o da una spada, in quello stesso punto del corpo potremmo sentire un dolore, privo di cause mediche, ma derivante appunto da una precedente reincarnazione. A prescindere dalla propria opinione in merito, credo che questo sia davvero un argomento sul quale valga la pena indagare.

Leggendo il libro, sono rimasta sorpresa da una serie di analogie che riscontro con il personaggio di Elizabeth e che mi hanno coinvolta ancora di più nella lettura: dall’età, alla perdita della madre, al freddo rapporto col padre, alla difficoltà di incontrare un partner giusto.
Appare chiaro fin da subito che Elizabeth e Pedro sono anime gemelle, ma la cosa viene percepita pian piano, proprio grazie a un’intuizione di Brian, che mette insieme i dati raccolti nelle sedute individuali di ciascuno e che gli permettono di capire, dalla similitudine dei racconti, che quelle due anime sono legate da migliaia di anni. Ciò che affascina, è che non conta da dove vieni o cosa fai ora, non conta nemmeno la tua nazionalità: se siete destinati a incontrarvi, vi troverete, a prescindere da tutto.
So che magari questa può apparire come un’idea romantica e sdolcinata, ma sinceramente trovo che anche in questo consista la magia della vita: ritrovarsi, riconoscersi, sentire che quella persona sai già chi sia, anche se è la prima volta che la vedi. E’ una cosa meravigliosa.
Non è detto che ci si riconosca sempre: uno dei due potrebbe non essere preparato a quell’incontro, o essere cresciuto con delle convinzioni tali da non ammettere una simile possibilità. Spesso accade infatti che la nostra educazione non ci permetta di accogliere altre idee, per quanto plausibili, rispetto a quelle con cui siamo cresciuti. E questo può condizionare non solo il nostro percorso, ma anche quello delle anime coinvolte con noi.
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